I sogni smarriti di Enzo Bianco

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bia3Di Salvo Barbagallo

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C’era un tempo in cui Enzo Bianco sognava: sognava un futuro splendido per Catania. Sognava in un tempo tutto sommato vicino, ma che oggi appare lontano anni luce: era il 1989 ed anche allora, come ora, Enzo Bianco era sindaco di Catania. Sognava alla grande Enzo Bianco e cercava di rapportare alla realtà quelle visioni per non farle scomparire alla  prime luci del giorno. E ci riusciva. Fu così che nacque la “Primavera di Bianco” e l’idea di commissionare uno studio ad un’azienda altamente specializzata – la “Roland Berger & Partner. International Management Consultants” – per mettere in evidenza le potenzialità che il capoluogo e il territorio possedevano e quindi porle in atto. Lo studio, denominato “Strategia per l’immagine di Catania – Catania 1993: L’Europa al centro del Mediterraneo”, venne consegnato il 15 dicembre del 1989, quindici giorni dopo la scadenza del mandato a sindaco: Enzo Bianco venne rieletto nel giugno del 1993 e riconfermato nel 1997, ma lasciò la carica in seguito alla sua nomina (nel dicembre 1999)  a ministro dell’Interno nel governo D’Alema II,  confermato dopo anche nel governo Amato II.

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Si consumano sulla travolgente carriera politica i “sogni per Catania” di Enzo Bianco, ed oggi che è nuovamente alla “guida” della città dell’Elefante quei “sogni” appaiono dimenticati, archiviati se non sepolti nell’indifferenza generale.

bia2C’è, però, chi ricorda, anche se non si fa avanti per richiamare all’ordine delle promesse non mantenute Enzo Bianco: preferirebbe che fosse lo stesso sindaco di Catania a riprendere in mano quel volume di 474 pagine della Roland Berger dove sono racchiusi i sogni smarriti per adattarli alla nuova realtà. E’ vero, tante e tante cose si sono trasformate (non “cambiate”)  dal 1989 a oggi: Catania, in un certo qual modo, è diventata “porta del Mediterraneo” ma a senso unico, per i migranti disperati che lasciano i loro Paesi oppressi dalle guerre interne e vengono in questo luogo in cerca di serenità. E’ vero: il Mediterraneo non appare e non si prospetta come un “mare di pace” con un Califfato jihadista che minaccia tutto e tutti. E’ vero, tante occasioni d’essere protagonisti di una “svolta” si sono perdute e difficilmente possono tornare, ma la sfida per un futuro migliore può essere ancora lanciata. Basterebbe fare ri-partire Catania con quello strumento promosso proprio dall’Amministrazione comunale dell’epoca guidata da Enzo Bianco e realizzato dalla Roland Berger. Non dovrebbe costare molta fatica a Enzo Bianco tornare sugli stessi suoi passi, quelli che bloccò preferendo occupare la poltrona di ministro dell’Interno. Non sarebbe un tornare indietro, ma prendere consapevolezza che a volte una scelta personale (se pur positiva per chi la compie) può cancellare le aspettative di molti, nel caso in specie dei Catanesi e dei Siciliani.

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La copertina dello studio della Roland Berger portava la dicitura “Catania vive”: oggi Catania “non vive”, sopravvive nell’indifferenza e non chiede nulla perché da tempo ha perduto la speranza. Enzo Bianco dovrebbe sentire il richiamo all’ordine delle responsabilità, dei “doveri” verso la “sua” gente, verso quell’umanità che gli ha ridato fiducia e lo ha ri-portato nella carica di sindaco. Che metta da parte i legulei e si circondi di quanti vogliono operare per il bene di tutti. Enzo Bianco è ancora in grado di ri-prendersi la “Primavera” abbandonata.

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